
La temperatura perfetta in ufficio non esiste. È un dato di fatto.Ho sulla scrivania un orologio digitale dotato di termometro, pochi giorni fa un collega mi ha chiesto se potevo prestarglielo per qualche giorno.Ho scoperto che l’obiettivo era dimostrare al compagno di stanza che il termostato non era guasto. Il risultato: oggi ho notato un pezzo di nastro adesivo sul termostato, che impedisce di alterare la configurazione ottenuta evidentemente dopo una serrata trattativa. Il messaggio è “NON TOCCARE”. Il fenomeno mi ha incuriosito e quindi ho svolto una veloce ricerca. Uno studio ha recentemente dimostrato che le persone in realtà non desiderano una temperatura ottimale ma vogliono avere semplicemente il controllo del loro ambiente. Ho cominciato a preoccuparmi.Online ci sono diverse linee guida che indicano come ottimale in ufficio una temperatura tra 18° e 22°. Il genere umano, in quanto specie, veste ogni giorno un mix di cotone, poliestere e lana. Indipendentemente dal sesso e dall’età può lavorare confortevolmente tra i 14° e i 25°.Con un range del genere, diverse ricerche suggeriscono non esista una temperatura che migliori la produttività. Non tutte le donne amano le stanze calde e non tutti gli uomini desiderano ambienti freddi. L’atteggiamento nei confronti della temperatura nell’ambiente di lavoro cambia anche in funzione alle imposizioni. Se lavori in una stanza ampia in cui il management ha imposto dove devi sederti, come devi comportarti e a quale temperatura, ad esempio, la tua proattività potrebbe essere danneggiata.Esiste quindi una vasta gamma di temperature entro le quali gli esseri umani possono lavorare felicemente, eppure il termostato ha il potere di causare irritazioni, lamentele e persino malattie. Soprattutto se gestito dal management. L’evidenza scientifica suggerisce di permettere alle persone di scegliere la temperatura dei loro uffici. Mantenere il controllo della temperatura all’interno della sfera manageriale è un vantaggio per la miopia finanziaria e tratta il personale come i bambini. I costi ridotti negando piccole libertà sono ampiamente superati dalla perdita di produttività.Insomma l’impostazione dittatoriale autoinflitta dai miei vicini di stanza sembra che presto ne ridurrà le performance.Ancora, sebbene nel mio ufficio gestiamo pacificamente la variazione della temperatura (almeno per ora), non è dato spazio alla personalizzazione.Un altro studio ha dimostrato che un ambiente asettico e spartano, senza piante e senza la possibilità di affiggere quadri alle pareti possa danneggiare enormemente la produttività. Le persone che hanno un senso di controllo sul loro spazio di lavoro hanno un livello di comfort superiore del 40% e un incremento della produttività del 32%!In sintesi, comfort e produttività non si ottengono con la temperatura ma donando un senso di autonomia alle persone, dando la possibilità di contaminare l’ambiente di lavoro con un piccolo tocco personale. La percezione cambia tutto, anche la temperatura.
Cosa ne pensate?
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