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Laptop e meeting, una teoria consiglia di tenerli separati

Quando nel 2010 ho ricevuto in regalo il mio primo Ipad, eravamo ancora abituati a partecipare alle riunioni accompagnati da pesanti manager-block oppure agende, regalo di generosi fornitori.

Lavoravo per una nota società metalmeccanica, tutti i livelli erano dotati di desktop, non avevamo budget per innovare il parco tecnologico.

Cominciai quindi a sfruttare il mio nuovo tablet durante le riunioni, abitudine che oggi condivido con moltissimi colleghi che come me si muovono sempre accompagnati dai loro laptop.

Ma è giusto? Una recente ricerca sembra aver dimostrato che i diversi strumenti digitali progettati per migliorare la nostra produttività in realtà potrebbero ostacolarla quando si frappongono fra noi e il focus del meeting o della lezione.

Il multitasking durante le riunioni costa, globalmente parlando, alle società circa 450 bilioni di dollari ogni anno – vedi qui – . I principali colpevoli sono proprio laptop e tablet.

Le forze in gioco sono principalmente psicologiche. Sebbene il multitasking abbia una cattiva reputazione, gestire più cose contemporaneamente è di fatto possibile a seconda del tipo di attività e del relativo impegno mentale richiesto.

Una persona può tranquillamente leggere un libro e ascoltare musica classica allo stesso tempo.

Ricorda: questo è vero solo se usato per una sola attività di concetto alla volta siccome lavora sulla memoria a breve periodo.

Per questo motivo una persona non può leggere un libro e scrivere una mail allo stesso tempo, il ciclo coinvolge due attività di concetto simultaneamente.

In conclusione c’è una grande differenza tra multitasking e task switching, ossia saltare da una attività all’altra.

Non è di fatto possibile lavorare su due attività simili allo stesso tempo. Tornando quindi ai nostri laptop, parliamo di saltare tra due fonti diverse di informazioni e/o attività di concetto: una sollo schermo e l’altra al di fuori, questo è il problema.

La verità è che non possiamo rispondere alle mail, a WhatsApp, alle notifiche dei diversi tool come Trello e Slack e porre la massima attenzione ad una conversazione allo stesso tempo.

Nel caso di informazioni sullo schermo e fuori da esso, l’attenzione può focalizzarsi su una fonte alla volta a meno di non avere un calo di produttività. Moltiplicando  questo calo per tutti i partecipanti di una riunione si ha il costo del tempo perso per il solo motivo di aver tirato fuori i laptop.

LA SOLUZIONE?

La psicologia può aiutarci, la prossima volta che indici una riunione prova questi semplici passaggi:

  • Stabilisci una regola generale che imponga di non utilizzare i laptop durante i meeting.  Prepara la sala con  blocchi e penne in modo da evitare proteste da chi come me utilizza sempre l’ipad e Onenote per prendere appunti (si, ho abbandonato Evernote e poi vi spiegherò perché). Siate coerenti.
  • Nel corso dei meeting da remoto che obbligatoriamente necessitano di un laptop, attiva per tutte le app che potrebbero distrarti la modalità “non disturbare”. Se non è possibile, chiudi le app, nessuna scusa.
  • Sii responsabile. Le persone adorano essere distratte, rispondere ad una notifica genera soddisfazione, per questo motivo non riusciamo a tenere da parte i nostri iphone. Se i tuoi colleghi sono molto indisciplinati, chiedigli di depositare i cellulari in una vaschetta prima che inizia la riunione.

I VANTAGGI

Nell’epoca di industria 4.0 potrà sembrare assurdo vietare uno strumento che dovrebbe facilitare il lavoro, ma l’evidenza del suo abuso è sufficiente per riconsiderare un’opzione più analogica.

Ecco cosa otterrai vietando l’uso dei laptop durante le riunioni:

  • Aumento di empatia: il maggiore contatto visivo e osservare il linguaggio del corpo aiutano a comprendere meglio il punto di vista di chi parla. Un team che ascolta e risponde con maggiore empatia è un team più produttivo.
  • Tempo: quando tutti i partecipanti sono coinvolti, i meeting avranno più energia e le conversazione sarà più efficace. Si arriverà al punto in minor tempo.
  • Comprensione: studi dimostrano che scrivere a mano aiuta a trattenere più informazioni rispetto a quando digitiamo.

Personalmente proverò a seguire questi consigli con qualche piccola modifica, utilizzerò apple pen e ipad per prendere appunti ma disattivando tutte le notifiche.

Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto!


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Industry 4.0 – 8 Competence Center in fase negoziale

I Competence Center sono una delle innovazioni introdotte dal piano Industry 4.0. Si tratta di poli di innovazione costituiti nella forma di partenariato pubblico-privato da almeno un organismo di ricerca e da una o più imprese.

Obiettivo dei Competence Center è l’orientamento e la formazione delle imprese e l’attuazione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale in ambito 4.0

Il bando è stato pubblicato lo scorso 29 gennaio, il termine ultimo per la presentazione delle domande fissato al 30 aprile.

Solo due delle dieci candidature non sono state ammesse alla fase negoziale con il ministero dello Sviluppo Economico, di seguito la graduatoria:

1. Politecnico di Torino – Manufacturing 4.0, concentrato soprattutto sulla innovazione manifatturiera;

2. Politecnico di Milano – Made in Italy 4.0, concentrato sulla manifattura digitale (sistemi cyber-fisici per il manifatturiero avanzato);

3. Alma Mater Studiorum Università di Bologna- Bi-rex, un progetto a tutto campo che spazia dal 3D alla sensoristica, dai big data alla logistica;

4. Scuola Superiore Sant’anna di Pisa – Artes 4.0, focus su robotica applicativa;

5. Università di Padova – che si concentra sulle tecnologie “Smact” (Social network, Mobile platforms &Apps, Advanced Analytics and Big Data, Cloud, Internet of Things).

6. Federico II di Napoli – Industry 4.0 che punta su progetti di integrazione di filiera e di sistema con ricadute prioritarie per i settori automotive, aerospazio, ferroviario, cantieristico;

7. Consiglio nazionale delle ricerche – Start 4.0;

8. La Sapienza di Roma – Cyber 4.0, focalizzata su cybersecurity per automotive, e-health e aerospazio;

Esclusi il Centro siciliano di fisica nucleare e l’Università di Catania.

Circa 400 le imprese alleate tra cui Fca, Leonardo, Ge Avio, Tim, Ibm, Siemens, Eni, Brembo, Comau, Bonfiglioli, Ducati, Ima, Stm, Hitachi, Philip Morris, Electrolux, Danieli, Adler, Ericsson, Mermec.

La prossima fase di negoziazione vedrà i partenariati impegnati nella presentazione dei progetti per ottenere il decreto di concessione contenente sono solo obiettivi e tempi di realizzazione ma anche indicazione delle spese ammissibili.

73 i milioni a disposizione, una dote non da poco ottenuta recuperando fondi perenti del ministero e attingendo in piccola parte dai fondi Ue per il Mezzogiorni (dedicati ai centri del Sud):

– 65% per costituzione e avviamento dei competence center

– 35% per finanziamento progetti di innovazione con particolare riferimento alla ricerca applicata e non di base

Personalmente sono già entrato in contatto con i promotori della Federico II, ai quali rivolgo un grande in bocca al lupo e con i quali non vedo l’ora di collaborare!


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GDPR – Esempi free di Registro dei Trattamenti

Il nuovo regolamento sulla Privacy, GDPR, introduce il Registro dei Trattamenti come strumento per tenere sotto controllo le operazioni di trattamento dei dati che vengono effettuate all’interno delle Organizzazioni.

Sebbene non obbligatorio per le aziende e gli enti con meno di 250 dipendenti, a mio avviso è SEMPRE opportuno utilizzare il Registro dei Trattamenti come valido strumento per gestire non solo i dati collezionati ma anche i diritti degli interessati.

La sua compilazione offre un momento di ricognizione, la radiografia del patrimonio informativo e il motivo per cui si trattano determinati dati. L’occasione per identificare il superfluo e disfarsene.

In rete sono disponibili diverse risorse gratuite:

REGISTRO SEMPLIFICATO

Probabilmente il migliore strumento con cui partire per prendere confidenza con il Registro dei Trattamenti e strutturare in seguito opportunamente il Registro Ufficiale.

Si può scaricare qui, è in lingua italiana e comprende due schede: un foglio nel quale inserire i dati della Organizzazione e il Registro dei Trattamenti.

La scheda Registro contiene i seguenti campi:

  • Trattamento: il tipo di trattamento
  • Dipartimento: unità responsabile (es. marketing)
  • Finalità: finalità del trattamento
  • Tipi di dati: categorie di dati trattati
  • Categoria degli interessati: classificazione degli interessati
  • Categoria dei destinatari: classificazione di chi è destinatario dei dati
  • Consenso/Informativa/Termini ultimi di conservazione: data di inizio e di fine dei consensi e conservazione
  • Misure di sicurezza: misure procedurali e tecnologiche adottate per la protezione dei dati personali
  • Contitolare del trattamento
  • Rappresentante del trattamento
  • Responsabile del trattamento
  • Garanzie di trasferimento: in caso di trasferimento dei dati verso paesi esteri o organizzazioni internazionali è necessario elencare i documenti che salvaguardano e garantiscono dati e processo

MODELLO CNIL

Ne abbiamo già parlato precedentemente, l’Autority francese ha rilasciato un comodissimo strumento sempre in formato Excel, in lingua francese e scaricabile cliccando qui.

Contiene per altro la lista dei paesi aderenti e non aderenti, ed è diviso in tre schede:

  • Lista dei trattamenti
  • Modello scheda trattamento

Trattasi di un buon prodotto che però vi consiglio di integrare con piccoli accorgimenti come il collegamento ipertestuale tra la lista dei trattamenti e le rispettive schede (oltre che tradurlo in Italiano/Inglese)

MODELLO CPP

Anche l’Autority belga ha prodotto un utile registro dei trattamenti in lingua inglese e scaricabile gratuitamente qui.

Il documento in formato excel è diviso in 5 schede:

  • Identificazione dell’organizzazione che gestisce il registro
  • Il registro corrente
  • Elenchi di valori che vengono in aiuto per completare il registro
  • Manuale d’uso
  • Mappatura del registro

Spero vi sia utile, a presto!


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Microsoft Office 365 e GDPR – Quale piano scegliere

Una grande novità del nuovo GDPR è costituita dal principio della “responsabilizzazione”  dei datori di lavoro, ossia dall’adozione di comportamenti pro-attivi, volti a dimostrare la concreta adozione di misure necessarie ad assicurare l’applicazione del regolamento

Tutti i soggetti sono tenuti a rispettare le 5 regole di cui abbiamo parlato qui:

  1. Uso della Crittografia
  2. Assicurare i requisiti generici di sicurezza
  3. Assicurare la continuità del servizi
  4. Elaborare efficaci procedure
  5. Fare attenzione ai rischi

Molti sono gli strumenti a disposizione che si dichiarano GDPR Ready, fra questi Office365 con la sua completa offerta di soluzioni Business.

Occorre però approfondire quale piano scegliere soprattutto in riferimento alla Crittografia.

Office 365 offre una soluzione di crittografia conosciuta come “Encryption at Rest and in Transit”.

Sia la versione Consumer che quella Business seguono gli standard TLS/SSL e AES per proteggere la confidenzialità e l’integrità dei dati degli utenti.

In particolare, per le informazioni in transito (Transit) tutti i server con i quali dialogano gli utenti instaurano con i client una sessione sicura usando TLS/SSL per proteggere i contenuti. Questo vale per tutti i device usati dai client come per esempio Skype for Business Online, OneDrive, Outlook e Outlook Online.

Per le informazioni a destinazione (Rest), Office 365 utilizza la funzionalità di protezione dei dati BitLocker Drive che usa l’algoritmo di crittografia AES 256bit sull’intera partizione nella quale sono conservati i dati dei messaggi, incluse email, Instant Messaging, al pari dei contenuti conservati in SharePoint Online e OneDrive.

I piani E3/E5 aiutano a proteggere i dati ulteriormente e a mitigare accessi non autorizzati, furto e perdita di dati ecc. Questa infografica MSFT_cloud_architecture_informationprotection mostra cosa è disponibile per tutti gli utenti e cosa è riservato ad E3 o E5.

Alcune delle funzionalità di E3 che possono aiutare in materia di GDPR sono:

  • Protection features provided by Azure Information Protection
  • Office 365 Message Encryption
  • Data loss prevention
  • Litigation Holds

Un buon posto dove iniziare per approfondire il tema è qui 

oppure qui 


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GDPR e Banca dati DPO – Il Garante predispone la modulistica online

Dei DPO abbiamo già parlato qui, ricordiamo che non sempre è obbligatoria la nomina del Responsabile della Protezione dei dati ma qualora la vostra realtà rientri fra quelle interessate è importante sapere che in settimana partirà la procedura online che consente di comunicare al Garante la designazione della nuova figura.

Tutti i modelli sono da oggi disponibili sul sito della Authority, tutte le pubbliche amministrazioni e i privati il cui core business è legato al trattamento dei dati (art. 37)devono prenderne visione e prepararsi per l’inoltro elettronico.

Il consiglio è sempre di provvedere alla nomina anche nel caso non siate un soggetto obbligato, in modo da dar seguito al principio di accountability su cui fa perno il regolamento europeo.

Il modulo si compone di quattro fogli dove sono riportate le coordinate di chi effettua la comunicazione, del titolare o del responsabile del trattamento e, ovviamente, del DPO.

Il modulo andrà compilato online accedendovi attraverso il sito del Garante. Una volta inserite tutte le informazioni, si riceverà una mail con allegato un file. Quest’ultimo dovrà essere sottoscritto con firma digitale qualificata e spedito entro 48 ore dalla ricezione.

Il buon esito della operazione sarà comunicato a mezzo mail, contenente il numero di protocollo della pratica, a entrambi i soggetti coinvolti: il Titolare e il DPO.

Vi ricordo che l’obbligo di comunicazione scatta nel momento in cui si nomina il DPO.

Le informazioni saranno raccolte all’interno di una banca dati contenente quindi l’elenco nazionale dei DPO. Lo scopo è permettere al Garante di contattare in modo rapido i responsabili della protezione dei dati, responsabili che devono fungere da tramite tra Azienda/P.A. e il Garante.

Saranno inoltre promosse iniziative, occasioni di aggiornamento e diffusione di documentazione.


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Hannes, la mano robot mossa dal pensiero

Inail e Istituto Italiano di Tecnolofia (IIT) hanno dato vita ad Hannes, la mano robotica messa in moto dal pensiero. Con un investimento di oltre 7 milioni di euro, il nuovo gioiello sarà dotato di biosensori e tanta intelligenza artificiale.

Una mano protesica poliarticolata progettata coinvolgendo oltre 50 persone divise in focus group per meglio identificare le esigenze dei futuri utilizzatori. Tutte le informazioni sono state condivise in seguito con i team tecnici, costituiti da ingegneri, medici e ricercatori. Il processo è stato iterato fino alla definizione del prototipo.

l progetto è stato sviluppato da Rehab Technologies, laboratorio nato nel 2013 per volontà congiunta di Iit e Inail ed è un omaggio al professor Johannes Schmidl, scomparso nel 1996 e direttore tecnico del Centro protesi Inail di Budrio, padre putativo della prima protesi mioelettrica che risale al 1965.

Tra i punti di contatto di protesi e arto sono stati sistemati dei sensori che capteranno gli impulsi della contrazione muscolare e controlleranno il movimento senza la necessità di alcun intervento chirurgico invasivo. Il sistema di controllo è detto mioelettrico e permetterà al paziente di attivare la mano semplicemente pensando al movimento.

La nuova protesi sarà in grado di restituire al pazienze circa il 90% della funzionalità grazie alla tecnologia Dynamic Adaptive Grasp (DAG) che permette di afferrare gli oggetti in modo fluido. L’uso di un solo motore a consumo ridotto darà alla protesi l’autonomia di una giornata.

Hannes avrà inoltre tutte e cinque le dita a differenza della attuali protesi fornite dal sistema sanitario nazionale che prevedono solo tre dita.

Quest’ultimo aspetto è secondo me importantissimo da un punto di vista sociale oltre che funzionale.

Vi consiglio di dare una occhiata al video qui 

Il costo finale dovrebbe essere di poco superiore ai 10.000€ ma il sicuro successo darà luogo ad economie di scala che permetteranno di rendere accessibile a tutti la soluzione.


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GDPR – Il ruolo del DPO/RPD , quando e chi nominare

Una delle figure chiave introdotte dal nuovo GDPR è il Data Protection Officer (DPO), altrimenti definito Responsabile della Protezione dei Dati (RPD).

L’onere della designazione del DPO/RPD spetta a tutti i soggetti che rientrano nei casi previsti dall’art.37, par.1, lett. B) e C) del Regolamento 2016/679 (UE).

Il presupposto è che si tratti di soggetti il cui core business consista in trattamenti che richiedono il monitoraggio regolare e sistematico degli interessati su larga scala o in trattamenti su larga scala di particolari categorie di dati personali come ad esempio reati e condanne penali.

A titolo esemplificativo e non esaustivo, sono quindi tenuti alla nomina: istituti di credito; imprese assicurative; sistemi di informazione creditizia; società finanziarie; società di informazioni commerciali; società di revisione contabile; società di recupero crediti; istituti di vigilanza; partiti e movimenti politici; sindacati; CAF e patronati; società operanti nel settore delle “utilities” (telecomunicazioni, distribuzione di energia elettrica o gas); imprese di somministrazione di lavoro e ricerca del personale; società operanti nel settore della cura della salute, della prevenzione/diagnostica sanitaria quali ospedali privati, terme, laboratori di analisi mediche e centri di riabilitazione; società di call center; società che forniscono servizi informatici; società che erogano servizi televisivi a pagamento.

Per tutti questi soggetti occorre ricordare che il ruolo di Responsabile della Protezione dei Dati Personali DPO/RPD, è una carica compatibile con altri incarichi a patto che non sia in conflitto di interessi.

A mio avviso è sempre preferibile assegnare l’incarico ad un soggetto esterno o a una persona giuridica. In ogni caso è meglio evitare di assegnare il ruolo a soggetti di alta direzione come l’A.D., membri del CdA, D.G. ecc.

Una alternativa è nominare un dipendente del titolare o del responsabile del trattamento (art.37, par.6 del Regolamento).

In tutti i casi una buona regola è procedere ad una chiara ripartizione delle competenze, individuando una sola persona fisica preposta alla interlocuzione con i soggetti interessati e l’Autorità di controllo.


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GDPR e DPIA – A disposizione un software di valutazione gratuito

Il GDPR (di cui abbiamo parlato ultimamente qui), entrerà in vigore il prossimo 25 maggio. Il nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati – GDPR – prevede nuovi adempimenti a carico delle aziende.

Il Garante della Privacy continua a dimostrarsi molto attivo nel supportare gli imprenditori ed ha recentemente messo a disposizione un software gratuito realizzato dalla CNIL – l’autorità francese – di ausilio per la valutazione d’impatto sulla protezione dei dati (DPIA).

La procedura di cui all’art. 35 del Regolamento 2016/679, il Data Protection Impact Assessment (DPIA) è una valutazione necessaria nei casi di trattamento che preveda l’uso di nuove tecnologie, in quanto: “considerati la natura, l’oggetto, il contesto e le finalità, può presentare un rischio elevato per i diritti e le libertà delle persone fisiche”.

Il software è gratuito e lo potete trovare qui, tradotto in lingua italiana, offre un percorso guidato per la valutazione di impatto, in accordo alle linee guida.

Attenzione, il software offre solo un primo orientamento e “non costituisce un modello al quale fare riferimento in ogni situazione di trattamento, non va inteso come schema predefinito per ogni valutazione d’impatto, che va integrata in ragione delle tipologie di trattamento esaminate. […] La valutazione d’impatto sulla protezione dei dati deve tenere conto del rischio complessivo che il trattamento previsto può comportare per i diritti e le libertà degli interessati, alla luce dello specifico contesto. Pertanto, il concetto di rischio non si esaurisce nella considerazione delle possibili violazioni o minacce della sicurezza dei dati


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Project Management : EPS, OBS e WBS

Quando si parla di Project Management si incorre spesso in termini come EPS, OBS e WBS.

In questa sede vi propongo una veloce spiegazione:

EPS – Enterprise Project Structures: Rappresenta la struttura gerarchica che identifica i progetti più ampi e ne permette l’organizzazione e la gestione. Rappresenta il primo passo per la distribuzione del lavoro in base ai diversi progetti.

OPS – Organisational Breakdown Structure: Rappresenta le responsabilità dei diversi responsabili, in base ai diversi progetti inclusi nella EPS. Ad ogni manager nella OBS è associata un’area della EPS.

WBS -Work Breakdown Structure: Ogni progetto della EPS ha una rispettiva WBS. La WBS è l’organizzazione gerarchica dei prodotti e servizi realizzati durante l’esecuzione del progetto. Il progetto è al livello più alto, le diverse attività ai livelli inferiori.

Spero che la spiegazione vi sia utile!


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Project Manager e Project Leader – Troviamo le differenze

Project Manager e Project Leader, probabilmente anche  voi avrete riscontrato quanto nel lessico comune i due termini siano usati spesso mutuamente. Ma sono realmente sinonimi? Di seguito vi propongo una comparazione fra la posizione di Project Manager e quella di Project Leader. Vedremo quali mansioni appartengono ad una categoria piuttosto che all’altra, cosa differenzia il loro lavoro e quanto sia importante conoscere le differenze.

In generale, un Project Leader può essere un Project Manager ma un Project Manager non è mai un Project Leader. Entrambi conducono progetti assicurandosi che tutto vada secondo i piani, ma i loro ruoli non coincidono.

Vediamo le differenze:

Project Leader

  • Guida il team nel corso del progetto. Il Project Leader trasmette ai componenti del team tutte le informazioni relative al progetto, è sempre disponibile in caso di problemi e guida il team nell’esecuzione dei diversi compiti;
  • E’ responsabile del risultato del progetto. È interessato a tutti i fenomeni – il come, il perché e il per quale motivo – Il suo contributo è quello di assicurarsi che il progetto sia eseguito nel migliore dei modi, che sia curato ogni dettaglio e non ci siano incomprensioni;
  • Ha una visione chiara del progetto e coinvolge il team. Motiva i membri del team e fornisce spunti e idee. Ascolta e si preoccupa dei bisogni dei dipendenti, assicurandosi di mantenere una atmosfera lavorativa amichevole, produttiva e concentrata.
  • Coordina un team di persone. Rispetto al Project Manager, ha maggiore libertà quando occorre dare ordini e controllare le persone. È il leader principale del progetto e la funzione più importante.
  • Aggiunge valore al progetto e al team. Conferisce un significato al lavoro del team, fa in modo che le persone sentando che il loro contributo è importante e apprezzato. È il supporto spirituale del team.

Project Manager

  • È  sempre coinvolto in meeting e scadenze. C’è un progetto da portare avanti, ognuno deve fare il suo lavoro ed è l’unica cosa davvero importante.
  • Ha un approccio strategico. Si preoccupa del budget, della pianificazione, delle scadenze, dei documenti, dello staff, ecc.Il Project Manager non deve motivare le persone ma tenere le cose sotto controllo e ben organizzate.
  • Relaziona in merito ai progressi. È responsabile della trasmissione degli aggiornamenti, dei progressi e dei possibili ostacoli.
  • Risponde al Project Leader. Non ha grande libertà nella gestione delle persone, deve gestire principalmente il progetto.

Sebbene quindi il ruolo di Project Leader e quello di Project Manager possano sembrare similari, nella realtà le cose sono abbastanza diverse.

Prima di iniziare a lavorare ad un nuovo progetto, accertati quindi di conoscere queste differenze. Sono certo che tu non voglia finire a fare il lavoro del Project Leader quando sei stato assunto per fare il lavoro del Project Manager!


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