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Amazon Business – Dedicato alle imprese e ai professionisti

Non credo che Amazon abbia bisogno di presentazioni, sono un felice utente Prime da anni e ormai acquisto nei negozi “fisici” raramente.

Ho notato questa tendenza anche nelle aziende, specialmente le piccole imprese, che generalmente non investono risorse nella definizione di accordi quadro per l’acquisto di prodotti da scaffale.

Amazon Business è la piattaforma di Amazon dedicata alle aziende e ai professionisti, che offre tanti vantaggi agli utenti, combinando l’offerta e la convenienza con funzionalità specifiche per le aziende.

Fra queste, la visualizzazione dei prezzi al netto dell’IVA, la funzionalità per l’approvazione degli ordini, il download delle fatture e strumenti per la gestione delle spese.

Amazon Business semplifica davvero il procurement, aiutando ad individuare, confrontare e acquistare esattamente ciò di cui si ha bisogno, con la consegna rapida di Amazon e condizioni di pagamento flessibili.

La registrazione dell’account è come sempre semplice e veloce, anche se possono volerci 2-3 giorni per la verifica dello stesso.

La creazione di un account Amazon Business è gratuita, anche per le aziende con più di un responsabile acquisti, cosa aspettate a registrarvi?

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TCO – Total Cost of Ownership del Fornitore (2/2)

Eccoci al secondo e ultimo appuntamento (per ora) in merito al TCO – Trovi la prima parte qui

La costificazione delle attività

Il costo delle attività aziendali consiste principalmente nel costo del personale, facilmente ricavabile. Questa fase consiste quindi nel valutare le tempistiche necessarie allo svolgimento delle differenti attività.

Occorre individuare la lista delle attività svolte da ogni partecipante al processo e il tempo ad esse dedicato percentualmente. Una volta ottenuto tali valori si potrà procedere al calcolo del costo semplicemente moltiplicando tra loro lo stipendio lordo dell’operatore per la percentuale di tempo di ogni attività.

COSTO ATTIVITA’ = STIPENDIO LORDO OPERATORE X TEMPO%

La rilevazione del tempo può avvenire in tre modi:

  • Intervista l’operatore – Particolarmente adatta a contesti in cui gli operatori svolgono azioni ripetitive, si effettua somministrando un questionario nel quale si chiede di indicare il tempo dedicato alle specifiche attività;
  • Calcolo tramite stima – Si applica a contesti in cui i dipendenti svolgono differenti attività e con frequenze diverse e quindi difficilmente riescono ad associare una percentuale ad ogni singola attività. In base alla media delle ore mensili lavorate, si determinano le percentuali, ad esempio se si spende un giorno al mese per riordinare le fatture questa attività varrà il 5% – considerando per semplicità un mese di 4 settimane e 20 giorni lavorativi.
  • Rilevazione diretta da parte dell’operatore – Tecnica molto onerosa alla quale si ricorre solo in casi molto complessi.

Tornando all’esempio del riordino delle fatture, se svolta da un impiegato 5° livello metalmeccanico – stipendio minimo pari a 1.766,66€ lordi – l’attività avrà un  costo lordo di 88,33€.

Infine, per completare la costificazione, occorre procedere all’attribuzione dei costi diversi da quelli del lavoro. Molti di questi costi sono relativi a risorse utilizzate nelle ore di lavoro e posso quindi essere allocati proporzionalmente, ad esempio l’uso di software o di apparecchiature per la videoconferenza.

Per tutti gli altri costi occorrerà approfondire lo studio, ad esempio l’ammortamento relativo alle apparecchiature informatiche andrà allocato esclusivamente sulle specifiche attività che richiedono l’utilizzo di tali strumenti.

Il passaggio successivo sarà quello di individuare gli activity driver adeguati per poter allocare tali costi ai differenti fornitori in funzione dello sforzo richieste alle varie attività.

Determinazione activity driver e calcolo del costo unitario per driver

Per activity driver si intende il parametro di allocazione che consente di attribuire i costi di attività ai fornitori in proporzione all’utilizzo di tali attività, individuare correttamente il driver è importantissimo in quanto influenza il risultato finale.

Ad esempio, per l’attività di registrazione delle fatture dei fornitori si potrà decidere di utilizzare come activity driver alternativamente il numero di fatture o quello delle righe ordine associate a ciascun fornitore, a seconda che le fatture dei diversi fornitori siano sostanzialmente simili o meno.

Altro tema importante è la disponibilità delle informazioni, se tutta una serie di parametri sono generalmente disponibili sul sistema informativo aziendale, possono esisterne altri non monitorati affatto o gestiti al di fuori del sistema, ad esempio su fogli di calcolo.

Una volta definiti gli activity driver, il passo successivo consiste nel dividere il costo totale delle attività per l’ammontare complessivo degli activity driver registrati nello stesso arco temporale di sostenimento dei costi.

Si ottiene così il costo unitario di “attivazione” per driver (es. costo per la gestione di una non conformità), che moltiplicato per il volume di activity driver associato ad uno specifico fornitore (es. numero non conformità del fornitore X) permette di calcolare la quota parte dei costi di attività generati dal fornitore stesso (es. totale costi delle attività di gestione della qualità per il fornitore X).

Il procedimento è iterato sino ad allocare tutti i costi delle attività e sommando, fornitore per fornitore, i costi diretti e quelli indiretti allocati.

La somma di tutti questi costi permette di comprendere il Total Cost of Ownership del fornitore, mentre il rapporto tra i costi indiretti e quelli diretti di fornitura consente di calcolare l’Indice di Complessità della relazione (IC).

Il confronto tra gli indici di complessità dei fornitori appartenenti alla stessa categoria costituisce un valido supporto informativo per la gestione della relazione commerciale e per la selezione dei fornitori, nonché per mettere in atto specifiche azioni manageriali.


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TCO – Total Cost of Ownership del Fornitore (1/2)

Il calcolo del costo totale di possesso – TCO, Total Cost of Ownership – è un approccio sviluppato da Gartner per calcolare TUTTI i costi del ciclo di vita di una apparecchiatura, per l’acquisto, l’installazione, la gestione, la manutenzione e l’eventuale smaltimento delle attrezzature obsolete.

Sviluppatasi nel settore IT caratterizzato da una velocissima obsolescenza sia hardware che software, trova applicazione in qualsiasi campo a patto che sia possibile registrare i costi di esercizio di una determinata funzione aziendale.

Non quindi un approccio superficiale con il quale si valuta un fornitore solo in base al prezzo praticato, ma una analisi complessa e completa nel corso della quale si prendono in considerazione tutti i costi relativi al possesso del bene.

Si pensi alle attività di gestione degli ordini, il sollecito delle consegne, la gestione delle non conformità, la logistica, la formazione del personale.

Ogni fornitore assorbe una quantità diversa di attività, il TCO permette di attribuire ai diversi fornitori anche la quota parte dei costi indiretti da essi generati, in maniera tale da consentire la valutazione dell’onerosità complessiva del rapporto di fornitura.

Da amante dei KPI, l’aspetto che apprezzo di più è la possibilità di elaborare un sistema di valutazione delle performance dei fornitori, in grado di omogeneizzare e comparare una serie di dimensioni che per loro caratteristiche intrinseche non lo sarebbero.

Facciamo un esempio:

Fornitore A : prezzo 150€/cad, tasso di non conformità del 0.3%, ritardi di consegna del 7%;

Fornitore B : prezzo 155€/cad, tasso di non conformità del 0.1%, ritardi di consegna del 4%;

Quale fornitore è più performante? Per determinarlo occorre utilizzare la metodologia TCO.

La metodologia TCO

Come ho anticipato, per la valutazione del fornitore occorre determinare sia i costi diretti che gli indiretti. Mentre per i primi è sufficiente la consultazione delle diverse fatture, per i secondi è necessario utilizzare una metodologia definita “Activity-Based Costing” (ABC), dove a ogni fornitore sono attribuiti i costi delle attività connesse al processo di Supply Chain Management in proporzione a un parametro rappresentativo dello sforzo richiesto a tali attività.

Vediamo di chiarirci le idee, prendiamo ad esempio l’attività di controllo qualità, i costi potranno essere allocati in base al numero di controlli generati da ogni fornitore. Ancora, i costi dell’attività di gestione delle fatture potrebbero essere allocati in base al numero di righe della fattura, l’attività di sollecito in base al numero di telefonate o di ritardi.

Abbiamo quindi due passaggi importanti:

  • La costificazione delle diverse attività aziendali;
  • L’identificazione degli activity driver, i parametri in base ai quali allocheremo i costi delle attività ai diversi fornitori.

Nel corso dei prossimi giorni approfondirò l’argomento, a presto!


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MIS, Management Information System – Di cosa si tratta?

Il mondo del lavoro è in continua evoluzione, si parla tantissimo di Industria 4.0 e GDPR e delle nuove figure professionali connesse a questi fenomeni.

Ultimamente ho individuato diverse ricerche per professionisti MIS (Management Information System), di cosa si tratta?

Il Management Information Systems (MIS) (in italiano, “Sistemi informativi di gestione”) è lo studio delle persone, della tecnologia, delle organizzazioni e delle relazioni tra loro.

Se ami tecnologie come il tuo Iphone, iPad, Facebook e LinkedIn, probabilmente potresti essere interessato a questo articolo e a questa professione. Tutto ciò che ti serve è amore per la tecnologia e il desiderio di usarla per migliorare la qualità della vita delle persone.

Molte persone pensano che il MIS sia solo programmazione, al contrario questo aspetto è solo marginale in quanto esistono molte opportunità che non richiedono grandi esperienze in questo campo.

“I professionisti MIS aiutano le società ad avere il massimo beneficio dall’investimento in personale, dispositivi e processi di business. MIS è un campo orientato alle persone che pone l’enfasi sul servizio, attraverso la tecnologia dei sistemi di gestione dell’informazione che sono tipicamente sistemi di computer per la gestione dei dati, per produrre ricerche, analizzare dati e avere informazioni più facilmente. Questi sistemi si distinguono dagli altri sistemi di informazioni perché facilitano le attività operazionali e strategiche. (fonte wikipedia)”

Inutile evidenziarlo, oggi chiunque nel mondo del lavoro, da chi paga le bollette a chi gestisce il personale, analizza e usa i dati raccolti con i suoi sistemi informativi. Il vostro supermercato usa il suo database per tenere traccia degli articoli più venduti, per questo motivo spesso non riuscite a trovare quella marca di birra che sembra piacere solo a voi (vita vera).

Le informazioni non servono a molto in assenza di uno scopo. I professionisti MIS conoscono come usare le informazioni per migliorare tutti gli aspetti Operation e sono esperti di cloud e database.

I tratti distintivi di un professionista MIS:

  • Eccellenti problem solver;
  • Adorano lavorare in team;
  • Sono in grado di pensare alla tecnologia in modo strategico;
  • Amano avere la responsabilità di sviluppare e implementare le loro idee;
  • Sono in grado di gestire sia tecnologia che business;
  • Sono in grado di vedere sia i dettagli che il disegno di insieme;
  • Sono grandi comunicatori;
  • Sanno gestire bene tempo e risorse;

I campi di applicazione

Il MIS è trasversale. I professionisti MIS sono il ponte di comunicazione tra i bisogni aziendali e la tecnologia. Questo significa capire come funzionano le cose, risolvere problemi, comunicare i risultati delle analisi e imparare continuamente cose nuove. È un campo dinamico per persone dinamiche, in grado di pensare velocemente e lavorare duro.

Di seguito alcuni esempi:

  •  Business Analyst
  • Business Application Developer
  • IT Consultant
  • Systems Analyst
  • IT Development Project Leader
  • Database Administrator
  • Business Intelligence Analyst
  • Systems Developer
  • Database Analyst
  • Web Developer
  • Network Administrator
  • Technical Support Specialist
  • Information Systems Manager

Le opportunità in questo settore sono certamente destinate a moltiplicarsi, in accordo alle nuove esigenze del mercato ormai obbligato ad adottare sempre nuove tecnologie.

I giovani che desiderano specializzarsi in questo settore possono seguire anche una formazione universitaria. Qui alcuni corsi di Laura in Sistemi di Informazione.


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Operational Excellence – Otto Principi per far crescere la tua Organizzazione

La parola “miglioramento” quando si parla di Operation può avere un significato diverso a seconda degli interlocutori. Alcuni lo definiscono come la diminuzione dei costi operativi o del valore dell’inventario, altri in termini di miglioramento della efficienza o di qualità.

Il processo di miglioramento in una organizzazione spesso parte dalla definizione di un obiettivo da parte del management, quindi la palla passa agli impiegati chiamati a conseguire il risultato. Una volta segnato il punto, tocca al management individuare un nuovo obiettivo.

Se tutto procede per il verso giusto, il ciclo innesca un processo di miglioramento continuo che dura negli anni. Piuttosto che un percorso senza fine, l’approccio recente consiste nel definire e monitorare le performance attese dalle Operation.

Il primo passo è definire il traguardo in modo che tutti sappiano esattamente in che direzione andare. Se si desidera realizzare l’Operational Excellence, occorre che ogni singolo dipendente sia in grado di comprendere il flusso di valore verso il Cliente, in modo da poter prevenire e risolvere eventuali problemi.

Proprio come un ingegnere usa le leggi della fisica per progettare un aereo, un ponte o il motore di una autovettura, occorre seguire alcuni principi per raggiungere il traguardo della Operational Excellence.

Di seguito riporto gli otto principi suggeriti da Kevin Duggan:

1 – Definisci il flusso di valore

Disegna su un foglio il tuo flusso di valore, parti dal momento in cui ricevi un ordine da un cliente fino al momento della consegna del bene. In un flusso ideale, l’informazione è data ad un solo processo a monte, tutti gli altri processi sanno cosa fare siccome l’informazione scorre con il prodotto attraverso le connessioni create a partire dal primo processo. La chiave è connettere ogni processo in modo che materiali e informazioni si muovano solo quando è il processo a valle a richiederlo.

Il flusso deve essere tirato (pull) dal processo cliente, non spinto (push) dal processo produttore.

Per illustrare il flusso di valore puoi utilizzare qualsiasi strumento, un foglio di carta, il tuo Ipad, Powerpont.

Ultimamente sto “giocando” con Blueworks live di IBM, un bel prodotto di cui ti parlerò in futuro.

2- Fai scorrere il flusso di valore

Trasferisci nella vita reale quello che hai disegnato e implementa un flusso di valore virtuoso che crei Operational Excellence. Il primo passo è fornire una formazione formale che includa la review del flusso di valore attuale, la descrizione dei nostri 8 principi, l’applicazione dei principi al flusso di valore e infine l’implementazione del piano. Più di tutto occorre insegnare ai dipendenti che l’Operational Excellence è lo strumento chiave per la crescita aziendale.

3- Rendi il flusso visibile

Una volta portato il disegno dalla carta alla realtà, il passo successivo è renderlo chiaramente visibile a tutti in modo che ogni singolo impiegato possa vedere come i processi sono connessi fra loro e il cliente. In Operational Excellence, ogni indicatore visivo utilizzato nelle Operation dovrebbe avere qualcosa a che fare con il flusso o la progressione del prodotto verso il cliente.

4-Crea un workflow

Una volta che abbiamo creato una buona rappresentazione grafica del nostro flusso che permetta ai dipendenti di vedere in che modo il flusso dovrebbe lavorare, il nostro prossimo passo è realizzare un workflow (ne abbiamo già parlato qui).

L’obiettivo è definire le operazioni da compiere tra i diversi processi in modo da ridurre le variazione e realizzare la normalizzazione dell’intero flusso.

5-Rendi chiare le anomalie

In Operational Excellence, desideriamo che ogni dipendente sia in grado di vedere eventuali anomalie. L’idea è che se definiamo rigidamente il flusso ordinario (il primo principio), dovrebbe essere semplice non solo individuare e correggere le anomalie ma anche prevenirle senza coinvolgere il management.

6-Creare procedure per gestire le anomalie

Il flusso può interrompersi anche se tutti sanno come gestirlo e tenerlo sotto controllo. La chiave in questo caso è avere una procedura da far seguire agli operatori prima di chiamare il supervisore. Il primo passo è definire in quali casi occorre necessariamente coinvolgere il management, in tutti gli altri casi, i dipendenti dovrebbero avere a disposizione delle indicazioni standard, ricavate analizzando le soluzioni maggiormente adottate dai responsabili.

7-I dipendenti coinvolti nel flusso, devono migliorare il flusso

Il miglioramento continuo deve essere un obiettivo ben chiaro sin dall’inizio. Per questo motivo occorre sensibilizzare i dipendenti coinvolti nel flusso a segnalare apertamente ogni opportunità di miglioramento. Il primo passo in questo senso è l’analisi congiunta delle anomalie e la loro risoluzione.

8-Essere proattivi

L’Operational Excellence riguarda la crescita aziendale. Dovrebbe dare al management la possibilità di guardare da lontano il mondo Operation per concentrarsi sullo sviluppo di nuove opportunità. L’obiettivo si ottiene riducendo (o eliminando) le attività svolte dal Operation Management nella consegna del bene/servizio al cliente. Cambiando il ruolo, l’Operation Management può così dedicarsi anche alle vendite, all’ingegneria e alla innovazione, diventando parte attiva di molti processi.

Un processo che funziona

Gli otto principi aiutano a creare un processo che può essere utilizzato da Operational Excellence in molte aree e attraverso tutta l’organizzazione, dalla produzione al marketing.

Una volta definito il flusso, può essere usato come leva per migliorare altri processi collegati e stimolare lo sviluppo di nuove tecnologie.


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Browser Isolation – Come allontanare (fisicamente) la tua società da malware e virus

La stragrande maggioranza degli attacchi informatici inizia con la navigazione web e interessa direttamente gli utenti nel corso della loro routine quotidiana.

Secondo la Gartner, oltre il 98% degli attacchi proviene dalla rete pubblica e di questi, l’80% avviene tramite browser.

Il tema è serio per tutte le aziende, soprattutto quelle che permettono ai dipendenti la navigazione libera e la consultazione delle webmail personali.

I tool attualmente utilizzati come gli anti virus, i firewall ecc., sembrano quindi non sufficienti a garantire un livello di protezione adeguato.

I dati parlano di una tendenza allarmante che vede un incremento degli attacchi tramite browser di oltre il 250% nel 2017.

La soluzione che sta prendendo ultimamente piede, adottata da molte aziende, è isolare i browser, in accordo a quanto suggerito da numerose realtà come la Gartner che raccomanda questa soluzione in quanto sembra essere la più efficace.

I browser dei terminali aziendali (e tutte le attività svolte attraverso di essi) non devono per forza essere connessi al network interno e alla infrastruttura aziendale.

Approfondiamo il tema.

Browser Isolation – Cos’è?

La Browser Isolation è l’arte di isolare fisicamente il browser dal tuo computer, isolando quindi tutti i possibili attacchi browser based come malware e ransomware.

L’obiettivo è raggiunto collocando un “vuoto d’aria” tra il browser e il pc, creando una barriera fisica che non può essere superata dai malware.

L’isolamento fisico dei browser permette alle società di eliminare una grande quantità di attacchi (sia “infiltration” che exfiltration”), migliorando con un approccio proattivo la cybersecurity.

Questo ultimo aspetto potrebbe essere molto interessante in relazione al GDPR, che come sappiamo impone al titolare dei dati un approccio proattivo al fine di tutelare la sicurezza dei dati personali.

La Browser Isolation può essere ottenuta in tanti modi abbastanza semplici come quello di usare una Virtual Machine sul tuo PC oppure accedere in remoto con un servizio cloud.

Remote Browsing – Di cosa si tratta?

Il Remote Browsing è di fatto esattamente la stessa cose della Browser Isolation, la differenze è che con il Remote Browsing non devi ospitare nessun Browser Isolation Server a casa tua, riducendo ulteriormente i rischi di attacco.

Parliamo quindi di un servizio remoto a pagamento che permette di accedere alla rete tramite un browser dedicato in cloud, come ad esempio webgap.

I rischi sono quindi “a carico” del server sul quale è installato il web browser, isolando il tuo ambiente. Gli utenti accedono al browser cloud navigando normalmente ma senza essere esposti a pericoli.

Nei prossimi aggiornamenti proverò a fornire un elenco dei remote browser e dei servizi attualmente sul mercato. Il consiglio della Gartner è quello di approcciare velocemente a queste soluzioni per ridurre significativamente il numero di attacchi.

Voi cosa ne pensate? Avete già provato una soluzione di questo tipo?


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5 trend tecnologici su cui puntare nel 2018 secondo la Gartner

Il Gartner Hype Cycle 2018 ha visto dominare l’intelligenza artificiale, il biohacking e le esperienze immersive.

Questo anno la Gartner ha posizionato sulla ormai famosa curva dello “hype” ben 17 tecnologie emergenti tra cui il trasporto volante senza conducente, la stampa in 4D e “gemelli virtuali”.

La curva disegnata dagli analisti, mostra come la visibilità mediatica spesso preceda e sovrastima anche di molti anni l’effettiva capacità produttiva di una tecnologia.

In questa edizione la Gartner ha organizzato le tecnologie in 5 trend principali trends: larga diffusione della intelligenza artificiale (guida autonoma, Smart robot, assistenti virtuali ecc.), ecosistemi digitali (blockchain, digital twin ecc.), biohacking (esoscheletri, realtà aumentata ecc.), esperienze immersive (stampa 4D, Smart workspace ecc.) e infrastrutture come la rete veloce 5G.

1- LARGA DIFFUSIONE DELLA INTELLIGENZA ARTIFICIALE

L’intelligenza artificiale avrà una diffusione più ampia grazie al cloud computing, le soluzioni open source e le ormai nutrite community di maker. Mentre gli early adopters beneficeranno della continua evoluzione della tecnologia, l’innovazione principale sarà la diffusione in larga scala. Pensiamo ad esempio a robot intelligenti capaci di lavorare affianco agli esseri umani svolgendo compiti a basso valore aggiunto o ai veicoli a guida autonoma di livello avanzato.

Oggi si fa un gran parlare di veicoli di livello 4, capaci di operare senza interazioni umane in molte ma non tutte le condizioni. La Gartner racconta anche di veicoli di livello 5 in grado di operare autonomamente in tutte le situazioni e condizioni, senza ruote sterzanti, freni o pedali. Macchine che potrebbero diventare addirittura spazi lavorativi e abitativi.

2- ECOSTISTEMI DIGITALI

Le tecnologie emergenti avranno bisogno di ecosistemi più dinamici e nuovi modelli di business. Ad esempio lai blockchain potrebbe essere cruciale per i professionisti della data security in quanto miglioreranno potenzialmente la percezione di affidabilità, trasparenza e fiducia. In questo trend troviamo anche i “gemelli digitali”, la rappresentazione digitale di oggetti reali, con importanti applicazioni nel campo delle manutenzioni. La Gartner stima che centinaia di milioni di oggetti avranno un gemello digitale nei prossimi cinque anni.

3- BIOHACKING

Il 2018 segnerà l’inizio dell’era dei “trans-umani”, un’era in cui gli umani potenziati (si, la Marvel aveva previsto tutto) saranno una realtà. Si spazierà da semplici strumenti diagnostici a impianti neurali, con importanti impatti legali ed etici. Ad esempio i biochips potrebbero segnalare malattie come il cancro prima che il paziente ne avverta i sintomi. Questi chips sono realizzati da una serie di sensori molecolari sulla superficie di un chip che può analizzare informazioni biologiche e chimiche.

4- ESPERIENZE IMMERSIVE

La tecnologia è sempre più dedicata al miglioramento della qualità della vita e del lavoro quotidiano. Ambienti di lavoro intelligenti con lavagne elettroniche in grado di raccogliere note e appunti in tempo reale anche tra colleghi geograficamente distanti fra loro, sensori che semplifichino la diffusione di informazioni ad esempio sulla sicurezza in determinati luoghi di lavoro, abitazioni connesse per l’analisi dei consumi e la sicurezza delle persone.

5- INFRASTRUTTURE

In generale, le infrastrutture non sono più la chiave per raggiungere traguardi strategici. La crescita del cloud computing, il sogno dell’azienda senza server e con un IT ridotto all’osso, e le infrastrutture sempre disponibili hanno cambiato diversi paradigmi e aperto nuove opportunità di business. Ad esempio i computer quantistici possono operare ad una velocità incredibilmente maggiore rispetto ai computer convenzionali. Nel futuro queste tecnologie avranno un impatto enorme sulla ottimizzazione, il machine learning, la criptazione e l’analisi dei dati. Sebbene probabilmente i computer quantici non arriveranno mai sulle nostre scrivanie, la ricerca tecnologica in questa area ha un grande potenziale e promette di definire nuove aree di applicazione.

E voi su quale trend avete intenzione di investire?


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Auto a guida autonoma – In Irpinia il borgo 4.0 per i test

Paolo Scudieri, presidente di Adler (http://www.adlergroup.it/), in partnership con l’Università di Napoli, Anfia (www.anfia.it) e STM (www.st.com) , è promotore di un innovativo progetto per la sperimentazione dei veicoli a guida autonoma.

La location, il Borgo 4.0, per la sperimentazione su strada in luogo che in laboratorio, sarà un piccolo Comune dell’Irpinia (Campania), non ancora identificato.

Il decreto “Smart Road”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 aprile, ha autorizzato la sperimentazione su strada dei veicoli a guida autonoma, innescando le candidature di divers

e aree territoriali.

Fra queste (Torino, Modena, Trieste), ho il piacere di segnalare lo studio di fattibilità predisposto dalla Campania. Perché possa diventare realtà occorre prima di tutto eleggere il Borgo 4.0, nodo in mano alla Regione Campania e agli enti locali.

Ma quali sono le caratteristiche ricercate?

Circa 5mila abitanti, situato ad almeno 700 metri sul livello del mare per consentire la sperimentazione in tutte le diverse condizioni climatiche, con particolare riferimento a gelo e neve.

In prossimità di arterie a lunga percorrenza, con strade ampie e larghe per consentire la deifinizone di un circuito contenuto in un reale spazio urbano.

Quindi non solo un centro storico, dovrà inoltre essere dotato delle infrastrutture indicate dal decreto: rete 5G, sistemi di rilevamento e monitoraggio in tempo reale, sistemi V2I e V2X che consentono al veicolo di dialogare con tutto l’ambiente circostante.

Il progetto punterà allo sviluppo integrato sia delle tecnologie di bordo che delle necessarie integrazioni con le future smart road.

Importante anche l’aspetto occupazionale, certo saranno necessari investimenti pubblici oltre a quelli privati stimati nell’ordine di 70 milioni.

Io non vedo l’ora che tutto ciò diventi realtà, e voi?

Photo by Adam Griffith on Unspash

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PMI al via il bonus per la quotazione sotto forma di credito di imposta

Il 19 giugno è stato pubblicato il decreto attuativo che permette di presentare domanda di credito d’imposta a parziale copertura dei costi di consulenza per la quotazione in Borsa delle PMI.

Dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2020, costerà quindi meno quotarsi in borsa per le PMI che procedono alla quotazione in un mercato regolamentato o in sistemi multilaterali di negoziazione in uno Stato Ue o aderente al See.

In accordo alla legge di bilancio 2018, sarà riconosciuto sotto forma di credito di imposta il rimborso del 50% delle spese di consulenza sostenute, il tetto massimo è stato fissato in 500 mila euro e il numero minimo di società finanziabili nel triennio è stato fissato in 160.

CHI PUO’ USUFRUIRNE

In accordo alla raccomandazione 2003/361/CE, possono beneficiare della agevolazione tutte le società che, a livello di gruppo, non abbiano più di 250 dipendenti, con un bilancio che non superi 50 milioni di ricavi o 43 milioni di attivo dello stato patrimoniale e che siano in regola con provvedimenti di restituzione di aiuti o di incentivi dichiarati illegittimi.

La domanda di ammissione alla quotazione deve essere presentata dopo il 1° gennaio 2018 e l’ammissione deve essere ottenuta entro fine 2020.

QUALI COSTI SONO AMMISSIBILI

Sono ammissibili i costi sostenuti per le seguenti attività di consulenza esterna legate al processo di quotazione:

  • attività sostenute in vista del processo di quotazione e ad esso finalizzate, come l’implementazione e l’adeguamento del sistema di controllo di gestione, l’assistenza dell’impresa nella redazione del piano industriale, il supporto in tutte le fasi del percorso di quotazione nel mercato di riferimento;
  • attività fornite durante la fase di ammissione alla quotazione e finalizzate ad attestare l’idoneità della società;
  • collocamento delle azioni presso gli investitori;
  • supporto nella revisione delle informazioni finanziarie storiche o prospettiche, nella preparazione di report, e nello svolgimento della due diligence finanziaria;
  • assistenza nella redazione del documento di ammissione e del prospetto o dei documenti utilizzati per il collocamento;
  • questioni legali, fiscali e contrattualistiche strettamente inerenti alla procedura di quotazione come le attività relative alla definizione dell’offerta, la disamina del prospetto informativo o documento di ammissione o dei documenti utilizzati per il collocamento presso investitori qualificati, la due diligence legale o fiscale e gli aspetti legati al governo dell’impresa;
  • attività di comunicazione.

COME ACCEDERE

Per usufruire del credito di imposta occorre inviare domanda fra il primo ottobre dell’anno della quotazione e il 31 marzo dell’anno successivo. L’istanza andrà redatta in accordo al facsimile allegato al DM (che potete trovare su www.gazettaufficiale.it) e inviata all’indirizzo di posta elettronica certificata

dgpicpmi.div05@pec.mise.gov.it

Il ministero, entro la fine di aprile (quindi entro 30 giorni dall’ultima data disponibile) comunicherà alla PMI l’ammissione al beneficio con il relativo importo spettante, in base alle domande complessivamente presentate e ai fondi disponibili.

Il credito di imposta, che va indicato nel quadro RU della dichiarazione, si utilizza in compensazione in F24, senza limiti di importo, e non concorre a formare l’imponibile Ires e Irap.

Voi quali azioni acquisterete?

Qui potete trovare il testo integrale.


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GDPR e Mail – Come spedire allegati in sicurezza?

Ad alcuni di voi potrebbe capitare di dover spesso inviare mail contenenti dati sensibili. Vi siete chiesti come comportarvi in relazione al nuovo GDPR?

Società specializzate nella esecuzione di lavori in subappalto per grandi committenti, professionisti del giornalismo, commerciali, sono tutti profili che utilizzano la mail per condividere la copia del passaporto, visti, e altri documenti contenenti dati personali.

Ricordo che “Dato personale” è qualsiasi informazione (nome, codice fiscale, immagine, voce, impronta digitale, traffico telefonico) concernente una persona fisica identificata o identificabile, anche indirettamente, oppure informazioni riguardanti una persona la cui identità è nota o può comunque essere accertata mediante informazioni supplementari.

Ho svolto qualche ricerca e devo ammettere che non sono molto soddisfatto dei risultati.

Il problema è reale, le mail possono in teoria essere “lette” attraverso ognuno dei molteplici server che attraversano. Le virgolette sono d’obbligo in quanto non si tratta certo di una persona fisica ma del pericolo che qualche software possa captare informazioni riservate.

Non dimentichiamo poi quanto sia comune inviare una mail ad un errato destinatario.

La soluzione vincente potrebbe essere criptare di default tutte le mail in modo che possano essere decriptate solo dal destinatario “certificato”. Purtroppo sembra che questa soluzione sia ancora lontana, la criptazione è un processo troppo pesante per le persone che vogliono in fondo inviare solo un messaggio.

Solo le grandi organizzazioni hanno servizi mail criptati come NHS ma una soluzione del genere non può venire in aiuto alle PMI e ai professionisti.

Un’altra soluzione potrebbe essere affidarsi a servizi mail come la svizzera ProtonMail  e la tedesca Tutanota ma spesso occorre inviare ai destinatari una password via sms per decriptare le mail.

Tutanota invia al destinatario una mail “Hai ricevuto un messaggio criptato”, devi seguire il link per leggerlo e rispondere via browser. Se desideri conservarne una copia devi esportare la mail, decisamente poco comodo anche se efficace.

Esistono anche plug-in per Gmail e Outlook come quello offerto da streak oppure da mapilab ma non ho ancora avuto modo di testarli.

A mio avviso una buona idea è utilizzare le soluzione Cloud di Microsoft Office365 e Google Gsuite: create una cartella contenente i file, configurate le impostazioni di condivisione e inviate il relativo link al destinatario.

Ancora, tutti i documenti Office permettono velocemente di impostare una password di protezione dal menu file.

Ovviamente i casi più comuni riguardano file JPEG, PNG, PDF. In questo caso consiglio di comprimerli in un file Zip o Rar e proteggerli con una password.

Mi riprometto di approfondire l’argomento e proporre ulteriori soluzioni, nel frattempo aspetto le vostre segnalazioni!


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