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Browser Isolation – Come allontanare (fisicamente) la tua società da malware e virus

La stragrande maggioranza degli attacchi informatici inizia con la navigazione web e interessa direttamente gli utenti nel corso della loro routine quotidiana.

Secondo la Gartner, oltre il 98% degli attacchi proviene dalla rete pubblica e di questi, l’80% avviene tramite browser.

Il tema è serio per tutte le aziende, soprattutto quelle che permettono ai dipendenti la navigazione libera e la consultazione delle webmail personali.

I tool attualmente utilizzati come gli anti virus, i firewall ecc., sembrano quindi non sufficienti a garantire un livello di protezione adeguato.

I dati parlano di una tendenza allarmante che vede un incremento degli attacchi tramite browser di oltre il 250% nel 2017.

La soluzione che sta prendendo ultimamente piede, adottata da molte aziende, è isolare i browser, in accordo a quanto suggerito da numerose realtà come la Gartner che raccomanda questa soluzione in quanto sembra essere la più efficace.

I browser dei terminali aziendali (e tutte le attività svolte attraverso di essi) non devono per forza essere connessi al network interno e alla infrastruttura aziendale.

Approfondiamo il tema.

Browser Isolation – Cos’è?

La Browser Isolation è l’arte di isolare fisicamente il browser dal tuo computer, isolando quindi tutti i possibili attacchi browser based come malware e ransomware.

L’obiettivo è raggiunto collocando un “vuoto d’aria” tra il browser e il pc, creando una barriera fisica che non può essere superata dai malware.

L’isolamento fisico dei browser permette alle società di eliminare una grande quantità di attacchi (sia “infiltration” che exfiltration”), migliorando con un approccio proattivo la cybersecurity.

Questo ultimo aspetto potrebbe essere molto interessante in relazione al GDPR, che come sappiamo impone al titolare dei dati un approccio proattivo al fine di tutelare la sicurezza dei dati personali.

La Browser Isolation può essere ottenuta in tanti modi abbastanza semplici come quello di usare una Virtual Machine sul tuo PC oppure accedere in remoto con un servizio cloud.

Remote Browsing – Di cosa si tratta?

Il Remote Browsing è di fatto esattamente la stessa cose della Browser Isolation, la differenze è che con il Remote Browsing non devi ospitare nessun Browser Isolation Server a casa tua, riducendo ulteriormente i rischi di attacco.

Parliamo quindi di un servizio remoto a pagamento che permette di accedere alla rete tramite un browser dedicato in cloud, come ad esempio webgap.

I rischi sono quindi “a carico” del server sul quale è installato il web browser, isolando il tuo ambiente. Gli utenti accedono al browser cloud navigando normalmente ma senza essere esposti a pericoli.

Nei prossimi aggiornamenti proverò a fornire un elenco dei remote browser e dei servizi attualmente sul mercato. Il consiglio della Gartner è quello di approcciare velocemente a queste soluzioni per ridurre significativamente il numero di attacchi.

Voi cosa ne pensate? Avete già provato una soluzione di questo tipo?


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GDPR – Il ruolo del DPO/RPD , quando e chi nominare

Una delle figure chiave introdotte dal nuovo GDPR è il Data Protection Officer (DPO), altrimenti definito Responsabile della Protezione dei Dati (RPD).

L’onere della designazione del DPO/RPD spetta a tutti i soggetti che rientrano nei casi previsti dall’art.37, par.1, lett. B) e C) del Regolamento 2016/679 (UE).

Il presupposto è che si tratti di soggetti il cui core business consista in trattamenti che richiedono il monitoraggio regolare e sistematico degli interessati su larga scala o in trattamenti su larga scala di particolari categorie di dati personali come ad esempio reati e condanne penali.

A titolo esemplificativo e non esaustivo, sono quindi tenuti alla nomina: istituti di credito; imprese assicurative; sistemi di informazione creditizia; società finanziarie; società di informazioni commerciali; società di revisione contabile; società di recupero crediti; istituti di vigilanza; partiti e movimenti politici; sindacati; CAF e patronati; società operanti nel settore delle “utilities” (telecomunicazioni, distribuzione di energia elettrica o gas); imprese di somministrazione di lavoro e ricerca del personale; società operanti nel settore della cura della salute, della prevenzione/diagnostica sanitaria quali ospedali privati, terme, laboratori di analisi mediche e centri di riabilitazione; società di call center; società che forniscono servizi informatici; società che erogano servizi televisivi a pagamento.

Per tutti questi soggetti occorre ricordare che il ruolo di Responsabile della Protezione dei Dati Personali DPO/RPD, è una carica compatibile con altri incarichi a patto che non sia in conflitto di interessi.

A mio avviso è sempre preferibile assegnare l’incarico ad un soggetto esterno o a una persona giuridica. In ogni caso è meglio evitare di assegnare il ruolo a soggetti di alta direzione come l’A.D., membri del CdA, D.G. ecc.

Una alternativa è nominare un dipendente del titolare o del responsabile del trattamento (art.37, par.6 del Regolamento).

In tutti i casi una buona regola è procedere ad una chiara ripartizione delle competenze, individuando una sola persona fisica preposta alla interlocuzione con i soggetti interessati e l’Autorità di controllo.


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